Meglio tardi che mai?

Questo il motto che potrebbe aver spinto anche Obama - in vista dei negoziati per un trattato internazionale per la riduzione dei gas a effetto serra in programma a fine anno a Parigi - a varare un piano concreto e innovativo (per gli USA) di lotta ai cambiamenti climatici (pur con tutti i lagtimes del caso...), sancito negli impegni che il governo statunitense si assumerà per ridurre entro il 2030 le emissioni di CO2 del 32% rispetto a quelle del 2005, attraverso il piano energia pulita.




Il provvedimento conterrà la versione definitiva, e più incisiva, delle regole annunciate dall’Agenzia federale per la protezione dell’ambiente (Epa) nel 2012 e nel 2014. A ogni stato sarà richiesto di ridurre le emissioni degli impianti a carbone e di avviare riforme che cambieranno in maniera drastica il modo in cui l’elettricità arriva nelle case di milioni di cittadini statunitensi (il 40% dell’energia elettrica consumata nel paese è ancora prodotta nelle centrali termoelettriche alimentate a carbone). Il primo tra gli obiettivi fissati, infatti, sarà quello di ridurre l’inquinamento provocato dalle centrali a carbone del 32% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005. L’amministrazione statunitense punta poi ad accelerare il passaggio alle fonti di energia rinnovabili, da cui entro il 2030 dovrà dipendere il 28% (e non più il 22 come nei piani precedenti) del totale dell’energia prodotta negli Stati Uniti.

Insomma: meglio tardi che mai, anche se..."time is not on our side", no it isn't... [la canzone è uscita quando già da Smagorinsky al GFDL lavoravano quei mostri di Suki Manabe e Kirk Bryan...]

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