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Visualizzazione dei post da dicembre, 2012

Bollicine (ai tempi del GW)

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Alcune selezionate bollicine d'autore che, fra le tante, sono emerse dalla flute del 2012 solleticando palati fini.

1/10 da 10/1

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1 su 10: come i successi che mediamente la ricerca scientifica garantisce, il resto è tenacia, passione e perseveranza in condizioni di irriducibile curiosità. 10 per 1: come il massimo ottenibile giusto prima o con delle lodi dalla ricerca di grande qualità.

Quando il carbone uccide

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Questa è l'ultima delle 4 parti dedicate al dopo Doha. Dopo quella dei bicchieri e del fumo, saremmo adesso alla metafora delle bottiglie. Perché è anche vero che prima dei bicchieri, forse, è sempre meglio guardare alle bottiglie, o più in generale alle risorse. E oggi ci occupiamo dello sporco e tossico carbone, mettendo in risalto non solo le perverse implicazioni di natura ambientale e sociale che il suo uso comporta, ma pure alcuni importanti e recenti riflessi di carattere economico e finanziario. Prendiamo come scenario d'indagine il mercato europeo e quello svizzero. Sappiamo che un po' ovunque gli investimenti nel carbone si sono rivelati, negli ultimi tempi, molto travagliati e poco fruttuosi tanto che, confrontati con situazioni finanziarie difficili, diversi grandi produttori di energia europei e svizzeri hanno deciso di abbandonare questo agente energetico. Tra opposizioni ferventi, autorizzazioni negate, cantieri abbandonati, budget superati e perdite

Dopo Doha III - Fumo

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Guest post di F. Sergent  «Aiutatemi a fare uscire una fumata bianca», implora Abdullah ben Hamad al-Attiyah, il dignitario del Qatar cui è toccata la presidenza della diciottesima conferenza Onu sui cambiamenti climatici. È singolare, fino ad apparire come segno di autentico smarrimento, il fatto che il presidente musulmano ricorra a una metafora così cattolica. Siamo a Doha, dopo una settimana di negoziati e un’interminabile notte di affannose consultazioni fra delegati morti di sonno finalmente ecco la fumata. Ma non è affatto bianca, tende piuttosto al grigio, assomiglia maledettamente a quel fumo nero che i combustibili fossili continuano a immettere nella nostra povera atmosfera. L’accordo che conclude un’intensissima settimana di negoziati nella capitale del Qatar è davvero poca cosa. Non tanto rispetto alle aspettative, che erano realisticamente modeste, quanto in relazione alla gravità del problema che le centonovantaquattro delegazioni riunite a Doha erano chiamate a riso

Auguri!

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La fine del mondo

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Non si sa bene a che ora e come funzionerà con il problema del fuso orario, anche se alcuni ci hanno promesso che la nostra sfera si fermerà, per poi forse (?) invertire la direzione. Come ha twittato  Paolo Attivissimo : aiuterebbe, in questo caso, a inclinarsi verso ovest per compensare la brusca decelerazione del moto rotatorio della terra? :-D In ogni caso: il prossimo e più vicino appuntamento con la fine del mondo è per domani in streaming su vimeo e youtube: tutti online, mi raccomando :-D

Dopo Doha II - Bicchieri mezzi pieni?

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Lasciamo stavolta la parola alla presentazione in video di alcuni interessanti progetti su scala variabile, alcuni dei quali già in funzione. Forse non c'è bisogno di rimandare alle famose candele greche un futuro che è già qui ora ed è tutt'altro che un cerino. E forse non è neanche più così stringente trovare accordi internazionali come gli impietosi spettacoli che la macchina farraginosa di una politica oramai non più nemmeno al passo con i tempi continua a mettere in mostra (vedi per es. qui o qui ).

Dopo Doha I - Bicchieri mezzi vuoti

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La COP18 , la Conferenza della Parti della Convenzione sul Clima che si è tenuta a Doha dal 27 novembre all’8 dicembre, ha avuto un esito in chiaroscuro ma con sfumature maggiormente tendenti al grigio fumo di Londra. I toni dimessi sono riconducibili perlopiù alla viva percezione che la conferenza abbia prodotto più parole che fatti. Certo, ha evitato il peggio salvando Kyoto e prolungandolo per un secondo periodo per circa il 15% dei paesi produttori di gas serra: UE, Norvegia, Svizzera, Australia e pochi altri e non rinnovarlo sarebbe stato un affronto per i paesi poveri, sempre in attesa di USA, Cina, India... Ma continua a non rispondere concretamente al grave problema dell'ipoteca sul cambiamento climatico, perché gli obiettivi di riduzione delle emissioni – che non sono stati ritoccati – restano insufficienti e non permettono di frenare il GW.