CH2011

Presentati mercoledì scorso all'ETH di Zurigo i nuovi scenari climatici per la Svizzera nel 21esimo secolo, in occasione di un'importante manifestazione che si è tenuta nell'aula magna del Politecnico davanti ad un folto pubblico di quasi 400 uditori interessati provenienti dai più svariati settori economici: accademici, ricercatori, professori di vari ordini di scuola, mass media, operatori nel campo della gestione dei rischi, dell'economia agraria, del settore della produzione energetica, delle riassicurazioni, del settore bancario, mediatori culturali nel campo del turismo, dell'uso ricreativo e della pianificazione del territorio, ovviamente decisori politici,...

Questi nuovi scenari confluiranno nell'AR5 dell'IPCC (che avrà un focus ancora maggiore rispetto all'AR4 sugli impatti regionali) ma ne danno già anche una prima parziale e regionale anteprima circa gli impatti e le assunzioni (fra i relatori, a chiudere la giornata, c'era anche Stocker che ha ripetuto la presentazione effettuata già a fine luglio a INQUA2011 circa lo stato dell'arte dell'AR5). Scenari che si basano su simulazioni ad alta risoluzione del clima e su nuovi metodi statistici e che hanno lo scopo principale di offrire al mondo della politica e dell'economia informazioni approfondite sull'evoluzione del clima nel 21esimo secolo. Qualsiasi decisione di ordine politico e socio-economico presa in un contesto di clima che cambia, infatti, sarà decisamente più complessa e gli scenari elaborati dal progetto possono fornire, in questo senso, alcune solide basi per decisioni future.

Ho assistito alla presentazione e ho letto il rapporto completo, non solo il riassunto. Tornerò un'altra volta più avanti con qualche spunto di approfondimento dettagliato. Oggi vediamo una veloce sintesi.



Dopo gli opening statements da parte di ospitanti e co-autori (ETH, MeteoSwiss), Appenzeller (MeteoSwiss) ha illustrato l'iniziativa CH2011 con il motto Climate matters! e ribadendo come le proiezioni e gli scenari climatici elaborati dai modelli siano una parte integrale dell'adattamento climatico importanti anche per la mitigazione. A seguire Knutti (ETH) e Weigel (MeteoSwiss) hanno presentato abbastanza dettagliatamente gli scenari previsti, il primo su larga scala (focus globale sui 3 scenari di emissione, focus europeo sugli impatti climatici), il secondo sulle prospettive svizzere e alpine (vedi figura sopra).

Ecco un estratto dal comunicato ai media pubblicato sul sito di Meteosvizzera:
Con grande probabilità le temperature medie aumenteranno in tutte le regioni della Svizzera e durante tutte le stagioni. (...) Al più tardi dalla metà del 21esimo secolo si prevede in estate una riduzione delle precipitazioni in tutta la Svizzera. Nella Svizzera meridionale, invece, le precipitazioni durante i periodi invernali probabilmente aumenteranno. Con la riduzione delle precipitazioni durante il periodo estivo aumenterà anche il rischio di prolungati periodi di siccità. I periodi di caldo e le ondate di calore si manifesteranno con maggiore frequenza, in modo più intenso e perdureranno più a lungo. Contemporaneamente, a causa delle temperature in aumento, le precipitazioni invernali cadranno sempre più sotto forma di pioggia, aumentando in tal modo il rischio di inondazioni soprattutto a basse quote. I nuovi scenari sono coerenti con l'evoluzione del clima negli ultimi decenni.  

Infine Bey (C2SM ETH) ha presentato un paio di esempi di applicazione dei dati del progetto: in un caso a riguardo dell'evoluzione del ghiacciaio del Gorner, in un altro a riguardo della possibilità di previsione di parassiti agricoli in condizioni climatiche future.

Interessante la sessione delle Q&D, moderata da Huw Davies (ETH), il quale ha espressamente invitato i presenti a porre domande di comprensione, a manifestare gli eventuali dubbi e soprattutto ha stimolato un approccio scettico alla questione. "Scettici, è il vostro momento, fatevi avanti!", ha dichiarato con il suo tipico e ben noto (per chi lo conosce) british aplomb.


Come è oramai evidente da tempo (almeno a queste latitudini), il tempo delle domande e delle sentenze circa le basi dure della questione (sempre che ci sia mai stato veramente) è da tempo superato e, in fin dei conti, non c'è neanche più tanto tempo per aprire loop viziosi che non portano a nulla di veramente importante se non ad ulteriore ed inefficace spreco di tempo (urca, che frase :-D Insomma: niente spazio per il terrapiattismo, ovviamente. Questo modus operandi e questa forma mentis li lasciamo volentieri alle varie centraline rimaste al secolo scorso e/o al paese dei balocchi.
Qui sono emerse questioni a riguardo soprattutto delle varie tipologie di adattamento e della efficacia di misure di mitigazione in un contesto comunque già oggi vincolante e dal futuro ipotecato: le condizioni al contorno circa l'inerzia del sistema e la lenta velocità di "smaltimento" naturale dei GHG faranno sì che anche in presenza dello scenario più ottimistico - quello del dimezzamento entro il 2050 delle emissioni globali di GHG rispetto al 2000 -  il clima svizzero diverrà comunque più caldo, pur se abbraccerebbe lo scenario meno drammatico (solamente, si fa per dire, 1.2-1.8 °C in più rispetto al nuovo periodo di riferimento 1980-2009).
Altre domande riguardavano da un lato la novità relativa all'introduzione dei metodi probabilistici alla base della formulazione degli scenari sotto incertezza condizionale "bayesiana": la stima dell'incertezza dipende sia dalla variabilità naturale, sia dagli scenari di emissione, sia dagli stessi modelli; dall'altro la proiezione di come cambierà la natura degli eventi estremi, per molte branche professionali fattore molto importante (pensiamo ad es. al settore idroelettrico e alle relative proiezioni dei futuri picchi dei deflussi fluviali) nonché alla difficoltà di comprensione della differenza fra grado di incertezza (soprattutto a riguardo delle proiezioni del trend delle precipitazioni intense), grado di confidenza (in generale maggiore per le proiezioni termiche rispetto a quelle pluviometriche) e variabilità naturale.

Alla fine, Schär (ETH) ha chiuso rimarcando forse uno dei punti-chiave dell'intera sessione: l'incipit del prospetto riassuntivo che accompagna gli atti dice:
Nel corso del 21esimo secolo, si prevede che il clima svizzero divergerà in modo significativo rispetto alle condizioni presenti e passate.

Ebbene: per citare lo stesso Schär
we are loosing the past as a guide to future!
L'assunzione della relativa stazionarietà del clima con la conseguenza che occorre guardare al recente passato per capire il futuro, sta perdendo validità.

Luca Mercalli ne parlerà brevemente in uno dei prossimi appuntamenti da Fazio.

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