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Ti ricordi montagne bianche?

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La Svizzera alpina, fra il mito della neve e degli sport invernali e la pretesa di adeguare un ambiente naturale climaticamente degradato all'urgenza economica del calendario, persino al punto di andare contro la legge. Fonte collage immagini a sx:  @MariusMayer7 La Svizzera alpina, turisticamente parlando - benché “scoperta” e valorizzata dai turisti inglesi nell’Ottocento durante la stagione estiva attraverso la pratica dell'alpinismo – divenne quella che è nella seconda metà del Novecento grazie agli sport invernali. Negli anni 50 e 60, subito dopo la fine del periodo di costruzione delle grandi dighe, inizia infatti il boom dello sci che ha contribuito a mantenere ed espandere significativamente le attività economiche nelle valli alpine ed evitare così un massiccio esodo rurale. I comprensori sciistici, nei 40-50 anni successivi, sono poi diventati dei veri e propri parchi di divertimento, trasformando gran parte delle località alpine in una specie di Disneyland d'altu

15X - Deglaciazione alpina super-accelerante

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30 anni in 2 anni. Un'accelerazione pazzesca, della dimensione di 15 volte. È il quantitativo di ghiaccio perso dalle Alpi svizzere fra il 2022 (anno idrologico 2021/22) e il 2023 (anno idrologico 2022/23). L’accelerazione è drammatica, con la strabiliante perdita di ghiaccio in soli due anni pari a quella avvenuta tra il 1960 e il 1990. Benvenuti al resoconto dei 2 anni più disastrosi della storia per i ghiacciai svizzeri. Il ghiaccio del Vadret dal Murtèl, a 3100 m slm ai piedi del Pizzo Bernina (Grigioni), fonde rapidamente persino a metà settembre. Un anno estremo ne segue un altro. Il 2022 è stato un anno estremo, nel quale i ghiacciai in Svizzera hanno perso il 6% del loro volume. Tuttavia, nel 2023 se ne è andato un ulteriore 4%, rappresentando il secondo calo più grande dall’inizio delle misurazioni.  Dunque in soli due anni è scomparso il 10% del volume di ghiaccio, una quantità pari a quella di cui le Alpi venivano private, mezzo secolo fa, in un trentennio. E negli ultim

The climate meltdown II - Surfing the heatwaves

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Le ondate di calore stanno aumentando un po’ ovunque. Aumentano di frequenza, ma anche di intensità, di durata e di ampiezza geografica. Quelle più impattanti per la salute – come visto nella prima parte – sono quelle che si verificano nelle zone e nei periodi più caldi: basse latitudini risp. stagioni estive delle latitudini medie e medio-alte. In questo post di qualche anno fa, avevo già introdotto la questione. In questo post un aggiornamento sulla scorta di alcuni studi degli ultimi anni. Una piccola introduzione per cominciare.  Lo stato dell’atmosfera e degli oceani è mutato, a causa degli squilibri nel bilancio dei flussi di energia. Gli eventi meteorologici - anche quelli estremi, intensi e rari per definizione - sono influenzati da un clima mutato perché le condizioni ambientali al contorno nei quali si manifestano sono diverse rispetto a prima, più calde (atmosfera, oceani), più umide (atmosfera), con meno massa glaciale (zone polari). Un singolo evento ovviamente non è una